Progetto

Nel 2020, la pandemia di Covid-19 ha portato sfide senza precedenti non solo in ambito sanitario ed economico, ma anche a livello di capacità cognitive, comportamentali e operative umane.
Questa “nuova normalità” può essere descritta con l’acronimo VUCA: velocità, incertezza, complessità e ambiguità. In questo mondo di cambiamenti continui, imprevedibili e diffusi, sono necessari nuovi modi di pensare e nuove capacità individuali e organizzative per far fronte a queste sfide.

La crisi del Corona ha portato anche, soprattutto in tempi di lock-down e nelle aree più colpite dalla pandemia, a sviluppi nel campo del volontariato che per anni sembravano impensabili: il volontariato e la relativa assunzione di responsabilità nella società civile hanno guadagnato un apprezzamento completamente nuovo. Le persone non solo si offrono volontari per il benessere dei loro vicini, o offrono interazioni con persone che non possono uscire di casa per svolgere servizi di “spesa a domicilio”. Svolgono, inoltre, anche attività che non hanno nulla a che fare con il loro lavoro quotidiano dove è urgente un sostegno: nell’assistenza, in agricoltura, nell’economia della mobilità o nel settore creativo che è economicamente e finanziariamente colpito dalla pandemia di Covid-19.

Indipendentemente da quanto siano diversi in termini di background professionale i volontari, hanno una cosa in comune: il volontariato è un modo per acquisire nuove competenze trasversali come spirito di squadra, empatia cognitiva, capacità di comunicazione, competenza interculturale, gestione dello stress, disciplina e fiducia in se stessi . Il volontariato è un ambiente di apprendimento efficace, soprattutto per quelle persone che hanno dovuto rendersi conto che la loro attività professionale non è affatto rilevante dal punto di vista sistemico in termini di gestione delle crisi. A rigor di termini, il volontariato offre una grande opportunità, ovvero quella di acquisire e validare le competenze trasversali per poi poterle utilizzare negli ambiti professionali successivi come qualificazione aggiuntiva.

Tuttavia, come può un volontario riconoscere e convalidare queste nuove abilità? Come si può rendere consapevole un datore di lavoro che le capacità creative e culturali possono essere un valore aggiunto in situazioni di stress o per la creazione di team, o compiti interculturali? Di conseguenza, è assolutamente fondamentale validare adeguatamente quelle “soft skill”, ovvero nuove competenze personali.
Sebbene la formulazione suggerisca il contrario, le “competenze trasversali” possono fare la differenza nella vita lavorativa e possono consentire a giovani e adulti di trovare soluzioni creative e innovative per affrontare rischi e sfide sociali senza precedenti, nonché per svelare opportunità che possono essere necessarie in un contesto critico.

SOCRATEST si rivolge ai paesi dell’UE più colpiti dalla pandemia, tra cui Italia, Portogallo, Austria e Grecia. La collaborazione transnazionale beneficerà delle diverse esperienze e competenze del partenariato che si compone di parti sociali, istituzioni che lavorano con i volontari, organizzazioni che lavorano con persone con disabilità,
associazioni del settore creativo e culturale, istituti di educazione degli adulti, centri di ricerca sociale ed esperti ICT per lo sviluppo di risorse educative aperte (OER).